la Storia della Ferrovia
La zona dell’Appennino Tosco/Emiliano tra Pistoia e Porretta e San Marcello Pistoiese, fino al Secondo Dopoguerra ha rappresentato un’eccellenza nazionale, nei campi dell’industria, della tecnologia e del turismo.
La motivazione di un tale sviluppo è da ricercare nella grande disponibilità di risorse naturali di questi luoghi, come acqua e legname, oltre alla presenza di infrastrutture come la strada ximeniana (odierna ss66 Pistoia-Abetone-Modena) che dal 1766 univa il Granducato di Toscana con il Ducato di Modena attraversando l'Appennino e garantendo una buna viabilità in relazione all’epoca. Inoltre, grazie alla presenza di torrenti dal corso rapido e costante per tutto l’anno, si era sviluppata già dalla metà del 1500 una piccola industria artigiana della lavorazione del ferro. Ne sono un esempio le ferriere di Pracchia e di Maresca che funzionavano attraverso l’energia meccanica ricavata da pale idrauliche e producevano armi, attrezzi agricoli e arnesi di vario genere.
1800
A partire dal 1800, queste condizioni permisero l’inserimento dei primi complessi industriali come la Cartiera Cini di Limestre che fu costruita a partire dal 1822 e ampliata negli anni successivi fino a veder impiegate oltre sessanta persone.Proprio i fratelli Cini, che attraverso i loro viaggi in Inghilterra avevano conosciuto la tecnologia del treno a vapore, per primi immaginarono la costruzione di una ferrovia da utilizzare per trasportare le merci prodotte.Nonostante i molteplici problemi di ordine economico, politico e tecnologico, i primi lavori del tratto tra Pistoia e Porretta partiranno nel 1853 con la “grande galleria” di valico tra Pracchia e San Mommè e termineranno nel 1864 con l’inaugurazione della Ferrovia Porrettana da parte di Vittorio Emanuele II. La ferrovia, all’epoca prima infrastruttura di valico appenninico, oltre a favorire lo sviluppo dei settori industriali e manifatturieri, nonché dell’industria del ghiaccio prodotto nelle ghiacciaie del Reno e consegnato nelle città, fece sì che sempre più persone potessero viaggiare in modo veloce e sicuro.Viaggiano, le merci, viaggiano le persone, viaggiano le idee. La zona dell’Appennino Tosco-Emiliano attraversata dalla ferrovia diventa un centro economico e culturale del paese. Luoghi come Pracchia e Porretta Terme sul finire del 1800 iniziano ad essere molto frequentati da viaggiatori e mercanti, ma anche da persone provenienti da alta borghesia e aristocrazia favorendo lo sviluppo del settore termale e dell’accoglienza turistica.Negli stessi anni a seguito di iniziative di società private e investitori internazionali vennero realizzati numerosi tratti ferroviari soprattutto nel nord della penisola che miravano a collegare i maggiori centri urbani. Nella visione del governo dell’epoca, retto dalla destra storica, si individuava la necessità di nazionalizzare tali tratte per renderle parte di una rete ferroviaria nazionale rispondente alle necessità di sviluppo industriale del paese e anche all’utilizzo in funzione bellica. La questione, che però toccava forti interessi economici degli investitori, sarà materia di aspro confronto politico fino e provocare la caduta del governo Minghetti e si protrarrà fino al 1905 con la definitiva nazionalizzazione.
1900
Nel 1910 grazie alla vicinanza del tracciato ferroviario a Campotizzoro si insedia la Società Metallurgica Italiana (SMI), fabbrica di munizioni proprietà degli Orlando, una famiglia di ricchi industriali siciliani. Le pallottole prodotte alla SMI armeranno l’Esercito Italiano nella guerra di Libia del 1911-1912 e nella Prima Guerra Mondiale anche l’Esercito Inglese all’indomani della pesante sconfitta nella battaglia della Somme del 1916.La fabbrica arriverà ad impiegare fino a seimila persone, generando un enorme indotto che interesserà un’ampia zona della montagna pistoiese favorendo uno sviluppo economico e demografico in totale controtendenza con la maggior parte del paese fortemente depresso dallo sforzo bellico.Anche la Ferrovia che vedrà il passaggio di decine di convogli al giorno carichi di rifornimenti, di truppe, di mezzi verso il fronte e dei feriti nella direzione contraria, ricoprirà un ruolo strategico determinante per le sorti della guerra. Nel primo dopoguerra si assistette alla rapida diffusione dell’energia elettrica in sostituzione dell’energia idraulica e del vapore e vennero costruiti i bacini di Pavana (1925) e Suviana (1928) funzionali all’elettrificazione della ferrovia. Grazie a questo fu possibile realizzare nuove fermate lungo la linea a servizio dei paesi della montagna. Ne è un esempio la fermata di San Mommè che fu istituita nel 1930 a seguito delle molteplici richieste degli abitanti del posto.Nel 1924 fu inaugurata la Ferrovia Alto Pistoiese, una ferrovia a scartamento ridotto che percorreva in parte la sede stradale collegando il paese di Pracchia a quello di Pontepetri arrivando fino a Mammiano dopo aver attraversato Maresca e San Marcello. Il Trenino, realizzato per il trasporto delle merci e degli operai della SMI diventerà presto un’importante infrastruttura per il turismo nell’area di San Marcello Pistoiese.
Grazie alle industrie e alle ferrovie, in breve tempo, l’economia rurale e di sussistenza della montagna, lasciò il posto ad una moderna economia monetaria, si svilupparono interi paesi, si aprirono alberghi, ristoranti e servizi di ogni genere in una vera e propria fase espansiva che vedeva il turismo di collina grande protagonista.
La II Guerra Mondiale
Durante la Seconda Guerra Mondiale la Montagna Pistoiese si vedeva attraversata dalla Linea Gotica, il sistema di fortificazioni realizzato dai tedeschi per contenere l’avanzata degli Alleati che risalivano la penisola. La zona fino al 1945 fu teatro di pesanti sconti tra gli eserciti e anche di numerose azioni partigiane di cui la più eclatante è probabilmente l’uccisione del Generale tedesco Wilhelm Crisolli lungo la Via Traversa di Pracchia.In quel periodo la ferrovia subì pesanti bombardamenti da parte dell’aviazione inglese e americana, ma senza riportare gravi danni. Nell’aprile del 1944 un’incursione aerea americana con l’obiettivo di distruggere il ponte della ferrovia causò invece la quasi totale distruzione del paese di Piteccio e la morte di 36 abitanti.La distruzione di molti ponti e il crollo di quasi tutte le gallerie ferroviarie fu provocata invece dai tedeschi in ritirata tramite mine e cariche esplosive.
La ricostruzione
Anche se si perderanno per sempre alcune opere dallo straordinario valore architettonico, come i ponti a triplo ordine di archi di Piteccio e di Fabbrica, al termine della guerra la Ferrovia Porrettana sarà interamente ricostruita e assumerà l’aspetto attuale.